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Gli Uccelli simbolismo nel Cristianesimo

di Domenico Frascerra
Fonti:
“Il Fisiologo” Adelphi Milano
“Il bestiario di Cristo” I volume Roma Arkeios
“Animali simbolici alle origini del bestiario cristiano” II volume Bologna
L’attrazione degli uomini per i volatili è nota sin dall’antichità. Già dall’epoca preistorica l’uomo ha iniziato a lasciare testimonianza della fauna e dell’ambiente che lo circondava attraverso incisioni rupestri in cui compaiono chiaramente i primi volatili da esso addomesticati (vedi Egitto – Wadi Hammamet). Si è giunti anche a vederli rappresentati come personificazione divina.
L’Avvoltoio per esempio ha avuto un ruolo importante è diverso nelle religioni. Visto come personificazione della dea Nekhbet, spesso raffigurato su parecchie tombe di Faraoni nell’antico Egitto, è stato, invece, assunto, a ruolo di Satana nella religione cristiana. Per Sant’Agostino “…rappresentava le potenze dell’aria e il suo volo era segno di vertiginosa superbia fino a provocare la caduta degli angeli apostati…”.
L’Ibis, nell’Antico Egitto impersonificava il dio Thot visto come il creatore del mondo, capo della scienza e fautore dell’equilibrio dell’universo. La sua abilità nella caccia al serpente ed il fatto di bere solo in acque limpide, lo ha reso un animale sacro per gli Egizi e degno di essere paragonato a Gesù per i Padri Alessandrini che lo vedevano come la forza divina della natura in contrapposizione a Satana rappresentato dal serpente.
Il Pellicano che veniva rappresentato solo in alcune immagini agricole nell’antico Egitto ha avuto, invece, un ruolo fondamentale in alcuni scritti del cristianesimo di San Militone. A causa di una leggenda il pellicano viene visto come colui che si immola per donare una seconda vita ai suoi figli e quindi come l’emblema della passione di Cristo.“…Il pellicano tornato al nido vide sui piccoli morti, forse uccisi da un serpente e tanta e la disperazione per il sentirsi responsabile della morte dei suoi piccoli, si strappò il petto inondandolì del suo sangue per ridare loro una seconda vita…”.
Nel medioevo Il Pellicano viene rappresentato su una croce sempre a lacerarsi il petto proprio a rappresentare la passione di Cristo e cioè colui che ha donato la sua vita per gli altri. (vedi Bestiari del Medioevo)
La Colomba ha rappresentato l’animale simbolico più ricco di significato sin dall’antichità già nel primo libro della Bibbia Noè “…aspettava la colomba fuori dall’Arca, verso sera essa tornò ed aveva nel becco un ramoscello di ulivo…”.
Sulle lampade cristiane dei primi secoli si nota la colomba appoggiata su un calice che viene adorata da altri animali.
Tralasciando le innumerevoli citazioni nei diversi vangeli, la colomba assume anche un significato a seconda del colore.
Per ricordarne qualcuno:
Colomba con le ali nere -anima non purificata
Colomba screziata – simbolo dei dodici profeti
Colomba Celeste – simbolo del profeta Elia
Colomba bianca – simbolo dei San Giovanni Battista.
Il Corvo invece viene visto come l’antitesi della colomba in effetti “…Noè lo mandò fuori per vedere se le acque si erano prosciugate ma lui non torno più…”. Da qui per il corvo il ruolo dell’eretico, di colui che abbandonò il suo signore.
Da spezzare una lancia però in favore nel corvo, in effetti una leggenda narra di San Paolo l’Eremita, che obbligato a lasciare la città si rifugiò nel deserto e li riceveva la visita di un corvo che gli portava del pane.
Il Passero assume:
-sia un significato negativo in antitesi alla colomba quando viene visto da Aristofane “…a volteggiare incessantemente senza dimorare in un solo posto…” rappresentando la mancanza del genere umano,
-sia un significato positivo quando il suo desiderio di trovare riparo in una casa anziché nel bosco viene paragonato al desiderio Cristiano di trovare rifugio nella casa della chiesa.
L’Aquila è anch’essa un animale simbolico nella religione, in effetti per la sua vista e per il suo volo alto viene definita la regina degli uccelli, e detta come “..colei che riesce a fissare più a lungo il sole e stargli più vicino…”, ed ancora, in una leggenda si dice ” …quando essa invecchia le sue ali si appesantiscono e la vista comincia ad appannarsi… così sale in alto fino a bruciarsi le ali e ad eliminare il velo che le toglie la vista, …vola in Oriente fino a vedere una fontana delle acque chiare, in essa si tuffa per tre volte e subito rinvigorisce…” (vedi Phisiologus, 6).In questi tre tuffi, poi, nell’allegoria religiosa cristiana si vede il Sacramento del Battesimo con l’olio il sale ed il crisma. Anche nella Bibbia il re David pronunciava ” …si rinnoverà come quella dell’aquila la tua giovinezza…”
Il Gufo e la Civetta rapaci notturni sono stati da sempre accusati di essere portatori di disgrazie, in pratica definiti come uccelli del malaugurio. Sin dal medioevo questi uccelli venivano associati alla stregoneria alla magia alle tenebre notturne. In alcune scritture si legge ” …il gufo ama più la notte che il giorno così come Gesù ha amato noi che stavamo nelle tenebre il popolo dei pagani, più del popolo dei giudei…” (Phisiologus). In queste parole sta il voler significare che Gesù ha parlato a tutti, anche a coloro che erano nel peccato per farli uscire dalle tenebre.
Il Pavone sin dall’antichità è stato un uccello che ha ispirato un’idea di magnificenza. Dai Greci Il pavone venne preso come emblema della sposa di Zeus, e rappresentava la gloria e l’incorruttibilità. Il fatto poi che perde il piumaggio d’inverno per riacquistarlo in primavera per Sant’Agostino era simbolo di resurrezione, e l’incorruttibilità vista dai Greci è simbolo di immortalità. Leggenda narra che il grido del pavone mette in fuga i serpenti e che il veleno delle vipere non ha alcun potere su di lui.
La Fenice uccello mitologico detto dai greci e dai romani anche “uccello di fuoco” che veniva a nuova vita dopo essere morto tra le fiamme e rinato dalle sue stesse ceneri.
I primi cristiani, videro nella fenice l’immagine della resurrezione, tanto che si vede più volte rappresentata vicino ai luoghi di sepoltura cristiani. Una antica tradizione ebraica narra che “…Eva offrì a tutti gli animali il frutto proibito, ma la fenice fu l’unica a rifiutarlo. Per la fedeltà della fenice, Dio le ha garantito una vita insolitamente lunga…”
Gli uccelli sono stati visti quindi come amici o come nemici fin dai primi anni della storia dell’uomo. Sono stati visti sia come potere divino che come forza del male, in pratica legati da sempre alla nostra tradizione religiosa.
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